Cosa sono le "pagghiare", e come lo spirito di sopravvivenza diede vita al Salento.

La "pagghiara" è una struttura rurale tipica salentina, costruita con i massi recuperati dal dissodamento del terreno, da parte dei contadini. Le forme cambiano, ma le tecniche costruttive rimangono le stesse. Nell'interno la copertura è chiusa a volta a cupola e detta tecnica può benissimo essere considerata l'antesignana della costruzione delle tipiche volte in pietra leccesi. Queste strutture rappresentano una delle principali attrazioni turistiche del territorio salentino e hanno preso vita dall'ingegno e dalla capacità dei contadini. Si trovano in numerose campagne. Stiamo parlando d maestose costruzioni trulliformi che punteggiano il paesaggio salentino e che sono tra le più sacre testimonianze della civiltà contadina. Isolate o in coppia, di forma conica o quadrata, la tecnica costruttiva a secco si è tramandata di padre in figlio, senza avvertire mai il fascino degli stili. Le costruzioni a secco (dette furni o pagghiàre) rappresentano l’ultima fase dell’evoluzione della capanna preistorica. All’inizio la capanna era realizzata solo con rami e frasche; poi seguì una fase in cui fu realizzato il perimetro in pietra e la copertura con tronchi e frasche, per approdare poi ad un’ultima fase con costruzioni interamente in pietra. E’ possibile distinguere due tipi di furni: i semplici ripari per la pioggia o la calura estiva e per depositare gli attrezzi agricoli; i furni grandi o pagghiare che fungevano anche da abitazione. Le campagne salentine testimoniano dunque, l’abilità di un popolo che ha ereditato dai Messapi, l’arte della costruzione a secco. Le pagghiare erano infatti, riparo temporaneo estivo per le famiglie che nella bella stagione lasciavano le abitazioni in paese e si trasferivano in campagna per curare e custodire le coltivazioni ed il bestiame che avrebbero garantito la sopravvivenza per l’inverno successivo.Una storia scritta per lo più dal sudore e dal sacrificio dei contadini che, per secoli, si ritrovarono a fare i conti con un territorio ostile, arido e sassoso, incapace di fornirgli lo stretto indispensabile alla loro sussistenza ma che, al tempo stesso, ne provocò ingegno e capacità. Perché nel Salento non si butta via niente, men che meno le pietre, all'ombra delle quali è sorta la nostra civiltà che, seppur contadina.

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